ArchivioAntropologicoApolito n°26 - 13.7.2023

Con questo post n. 26 dell’Archivio mi prendo una pausa, sospendo fino a settembre. Non perché è estate e i lavori rallentano, ma perché ho bisogno di qualche settimana per mettere ordine nei materiali di Campusinfesta. È arrivato infatti per me il momento per procedere a una pubblicazione del suo enorme archivio. Tanti anni fa scrivevo su Campusinfesta: “Questa festa è come un’occasione per inventare un mondo che non c’è. Un’illusione, una favola, uno slittamento onirico. Ma che alle persone che vi partecipano mostra loro stesse sotto altre luci, dentro altri rapporti, sopra altri palcoscenici”. Dopo tanti anni vado convincendomi che Campusinfesta era un’utopia universitaria. E gli anni trascorsi forse l’hanno resa più preziosa come utopia. Forse (o forse no, Campusinfesta fu solo una parentesi “strana” nella vita universitaria). Però per me è arrivato il momento di fare i conti se non con l’”idea” di Campusinfesta, con i suoi materiali video e audio. Ho in mente una serie di filmati riassuntivi, forse una pubblicazione, non so ancora, o forse solo materiali bruti messi nell’Archivio TreCompariMusicanti (che sarebbe già tanto). Per questo ho bisogno di tempo per lavorarci. E ho bisogno di raccogliere altri materiali, che sono in giro, sparsi negli archivi personali di chi a Campusinfesta c’è stato, una, due, tre, forse tredici volte, o sedici, come me, contando anche gli anni di Roma 3. Quella non era l’epoca dei cellulari-videocamere, però qualcuno può avere video. 
------ 
A PROPOSITO, UN APPELLO Ho bisogno che questo post circoli, e che arrivi ai testimoni di Campusinfesta, ai suoi partecipanti, e soprattutto a coloro che hanno conservato video di quelle feste. Vorrei essere contattato per mettermi d’accordo per utilizzare anche questi video (con tutti i ringraziamenti del caso). paoloapolitomail.com E le pagine Facebook, quella personale e quella Antropologo a domicilio ----- Qui oggi pubblico un video che mette insieme un frammento anonimo che ho trovato in Rete, che risale al 2009, cioè l’anno dopo l’ultima edizione, e che registrava la delusione dell’assenza. A questo video ho aggiunto alcuni frammenti del mio Archivio, per dare un’idea a chi non ne sa niente (e una memoria a chi ne sa). Per chi di Campusinfesta non sa niente. Tredici edizioni all’università di Salerno, 3 a quella di Roma 3. Cominciò alla fine di un corso di antropologia culturale sul tema della Festa, un giorno di maggio, con una sessantina di studenti (che invitarono parenti e amici), e musicisti popolari amici (che vennero a suonare gratis). Duecento persone forse in tutto, anche meno. Terminò nel 2008, una quattro giorni con migliaia di partecipanti che venivano da varie università italiane, Torino, Milano, Roma, Firenze, Napoli tra le più grandi. Quando smisi, perché la vita mi aveva portato altrove, sperai che qualcuno raccogliesse il testimone, ma non accadde. Il modello di Campusinfesta era l’antica festa contadina, un farecomunità (con tutte le sue contraddizioni), o meglio un fare socialità positiva (che contrastasse quella negativa), che una volta all’anno (o anche più volte) interrompeva i processi di disgregazione sociali, immancabili nel logoramento delle normali tensioni quotidiane. E inoltre Campusinfesta prendeva dagli antichi pellegrinaggi notturni sui monti dei santuari, dove avevo visto e sperimentato una “umanità” che si liberava, e che sia pure provvisoriamente escludeva la socialità negativa. Un esperimento di festa e di pellegrinaggio contadini all’università. Che per tredici anni riuscì.
Back to Top