Antropologo a domicilio n°86 (15/11/2022)

Non è vero che il Medioevo sia stata un’epoca di assoluta barbarie. Ce lo dicono da decenni gli storici. A noi italiani basterebbe ricordare che uno dei massimi geni letterari dell’umanità, Dante, proprio in quell’epoca scrisse la Divina Commedia.
È vero invece che per molti aspetti noi siamo lontanissimi dal Medioevo.
Per molti aspetti, non tutti.
Ci pensavo mentre leggevo in cronaca che Jeff Bezos, fondatore e anima di Amazon ha dichiarato che darà in beneficenza gran parte del suo patrimonio. Valutato in 124 miliardi di dollari.
124 miliardi di dollari, dico!
124 miliardi di ringraziamenti a Jeff Bezos, dunque. Uno per ogni dollaro in beneficenza.
Ma, più o meno nelle stesse ore il New York Times dava la notizia di un imminente licenziamento di 10.000 dipendenti Amazon, in particolare intorno ai prodotti Alexa.
È allora che ho pensato al Medioevo.
Le enormi ricchezze dei re, principi, duchi e baroni erano prodotte quotidianamente dall’esercito di schiavi, servi della gleba, artigiani e altri abitanti del Regno o del Feudo. Poi, di tanto in tanto, dagli enormi forzieri dei dominanti usciva qualche rivolo di denaro per una dote a una ragazza povera, un obolo a una vedova, un’offerta a un ospizio. Spesso si aspettava un’occasione di festa, un genetliaco nobiliare, una celebrazione patronale, insomma una ricorrenza importante.
E i fortunati destinatari del dono ringraziavano, mentre coloro che ne erano stati esclusi aspettavano speranzosi e pregavano il Padreterno che mantenesse lungamente in vita il loro generoso Signore.
Nel frattempo, se il Signore decideva di avviare una guerra o di imporre nuove tasse impossibili da pagare, non si faceva scrupolo di condannare centinaia o migliaia di persone alla morte in guerra o per fame.
Ecco. Tra tante differenze, un’assonanza significativa tra Medioevo e Jeff Bezos io qui l’ho sentita.
E anche per un altro motivo, che mi richiama strettamente la funzione di Amazon nell’economia contemporanea. E non nell’economia produttiva e finanziaria, no (dove pure c’è). Ma in quella delle emozioni e dei sentimenti. Amazon ha un posto rilevante – uno dei tre o quattro più importanti al mondo – nella produzione e consumo di polvere di sogni. Cioè di emozioni prodotte dai sogni. E di sentimenti che si infilano nella vita quotidiana di miliardi di persone ad alimentare esperienze oniriche – volatili – che fanno avvertire l’inadeguatezza, la vuotezza e l’infelicità – durature - della vita reale, ordinaria, quotidiana.
L’immaginario collettivo è dominato dalla forza di Amazon (e delle sue consorelle).
Per secoli la vita quotidiana delle masse subalterne nelle campagne e nelle città era solcata da speranze di riscatto nell’altro mondo e di attesa messianica del cambiamento promesso dalla fitta impalcatura di feste religiose intorno a un santo patrono o una Madonna.
Immaginario religioso. Oggi sostituito da quello mediatico.
E c’è di più.

Come esprimevano la devozione quelle masse subalterne? In rituali ben codificati, fatti di canti, gesti, precetti e interdetti. E richieste di grazie. Rivolte alla Madonna, al santo. Rappresentato in una immagine: un dipinto, una statua. Spesso di ricca, ricchissima fattura. Pagata dal Signore. D’argento per esempio, o legno pregiato. O dipinta dal miglior pittore dei paraggi. Persino, se il Signore era particolarmente potente e ricco, dal miglior pittore del paese, della nazione, addirittura del continente.
Ed eccole, le masse subalterne, a esprimere vivissima devozione alla ricca immagine e a osannare il munifico Signore che l’aveva regalata alla comunità, e a chiedere al Padreterno di mantenerlo in vita a lungo, poiché generoso come lui non c’erano altri Signori e difficilmente ce ne sarebbero stati. Eccole cioè queste masse subalterne a ringraziare il loro Signore di mantenerle subalterne.
Devo andare oltre nel paragone – per carità, azzardato, pieno di buchi filologici, provocatorio – tra Medioevo ed età contemporanea?
Certo, nessuno ringrazia Bezos alla maniera in cui veniva ringraziato il munifico Signore medievale. Nessuno prega il Padreterno che lo mantenga a lungo in vita. Ma il punto è un altro. In quale “modernità” pensiamo di vivere se la smisurata ricchezza di un uomo, un uomo solo, mette costui nella condizione di essere generoso - se gli va, altrimenti se capricciosamente cambia idea, di non esserlo – con l’umanità subalterna?
E moltiplichiamo pure Bezos per gli altri suoi colleghi Paperoni che di tanto in tanto fanno promesse (o mantengono, non è questo il punto). La domanda rimane invariata.
La modernità dello Stato aveva tolto dalle mani avide delle aristocrazie la decisione capricciosa di vita o di morte dei sottoposti. Questo scorcio presente di modernità ha restituito nelle mani di nuove aristocrazie – non di sangue, ma di denaro – il capriccio di vita o di morte di milioni di persone.
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