Antropologo a domicilio n°48 (24.3.2019)

Greta Thumberg è un angelo? Un Angelo della storia? Non ho potuto fare a meno di pensare al quadro di Paul Klee — la cui idea per la verità mi osssessiona da lungo tempo — quello su cui Walter Benjamin ha scritto parole fulminanti. Ma andiamo con ordine. Ciò che segue è Benjamin:
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.
Greta a me pare impersoni bene questa figura metaforica. C’è una catastrofe davanti ai suoi occhi, che lei vede in maniera profetica. In realtà la vedremmo tutti noi, ma è lei che con forza profetica ce le fa vedere. Per un anno rimane seduta una volta alla settimana davanti al parlamento svedese e comunica la catastrofe e la necessità di un futuro diverso. E muove decine di milioni di persone in tutto il mondo. Poi scompare, dissolta nell’oceano delle figure mediatiche che i media fanno nascere e i media dissolvono. Non prima però di avere svolto la sua funzione. Che un altro brano di Benjamin chiarisce:
“Non sono forse perfino gli angeli creati, secondo una leggenda talmudica — nuovi ogni istante, in schiere innumerevoli — perché, dopo aver cantato il loro inno al cospetto del Signore, cessino e svaniscano nel nulla?”
Qui evidentemente il richiamo di Benjamin è allo spirito dell’utopia (Benjamin, pensatore ebreo, scriveva queste cose nella grave crisi che seguì la prima guerra mondiale e poi durante la dittatura nazista). E l’utopia non ci sta male oggi, e Greta ne rappresenta una forza. Questi angeli “esistono solo per un momento, sono divorati da quel “fuoco che divora fuoco” e poi creati di nuovo”. E sono i media a crearli, fuoco che divora fuoco (e se qualcuno ha spirito religioso può aggiungere: e Dio, che si serve di loro, dietro).
E Greta non è sola, non è l’unico Angelo della storia. Ogni giorno ce ne sono schiere. Rami e Adam, per esempio, e gli altri bambini che salvano se stessi mostrando agli adulti che ormai devono fare da soli in un mondo in cui l’infanzia è ostaggio di una partita giocata dagli adulti. E i bambini fanno da soli ogni giorno nelle scuole aprendo e non chiudendo le frontiere dei loro affetti ai nuovi venuti. E proprio quel “ti amo”, lanciato al vento da uno dei bambini che scappa via dal pullman in fiamme, quel “ti amo” incomprensibile, del tutto fuori luogo, anonimo e non rivendicato, non è forse il canto di uno di quegli angeli che “nuovi ogni istante, in schiere innumerevoli… dopo aver cantato il loro inno al cospetto del Signore”, cessano e svaniscono nel nulla?”
Ho l’impressione che se lasciamo prevalere nella nostra immaginazione le immagini di odio che quotidianamente gli stessi media vomitano nelle nostre vite, perdiamo di vista che poi ci sono Angeli della storia nel mondo, Angeli che continuano a presentarsi davanti ai nostri occhi, cantando per un futuro più umano per il quale possiamo combattere tutti.
Back to Top