Antropologo a domicilio n°90 (1.11.2023)
Confesso che sono disorientato sulle reazioni a ciò che sta avvenendo in Medio Oriente. Almeno quelle che leggo sui giornali, vedo nelle tv, colgo nei social.
Provo dunque a mettere in chiaro alcuni punti su cui ho idee e convincimenti chiari. Eventualmente per provocare in chi mi legge una presa di posizione in merito.
Io penso:
-       che bisogna dire forte e chiaro che l’attacco terroristico del 7 ottobre in Israele da parte di Hamas ha toccato un tetto inimmaginabile di barbarie e crudeltà. E il fatto che Hamas continui tenere in ostaggio civili innocenti e tra questi almeno venti bambini – bambini - è una colpa dalla quale non potrà mondarsi facilmente;
-       che nello stesso tempo bisogna dire che la strage degli innocenti che ora sta avvenendo a Gaza è crudele e barbara;
-       che non ha senso dire che essa sia meno o sia più barbara e crudele di quella di Hamas. La barbarie e la crudeltà non si misurano: sono tradimenti della nostra comune umanità.
E veniamo a noi in Europa. Io penso:
-       che proclamare nelle manifestazioni pubbliche che Hamas è dalla parte del bene e Israele del male, o viceversa, non ha senso politico. Ciò che sta avvenendo non è una partita di calcio nella quale si può parteggiare per una squadra contro l’altra. I morti innocenti sono da una parte e dall’altra. E dall’una o dall’altra parte le giustificazioni non colmano la misura dell’orrore delle azioni compiute. Ogni rivendicata ragione palestinese impallidisce davanti all’orrore del 7 ottobre; ogni rivendicata ragione israeliana svapora davanti a ciò che sta avvenendo in questi giorni a Gaza;
-       che una conseguenza di questo ragionamento è che non ha nessun senso politico portare avanti le parole d’ordine di Hamas, “dal fiume al mare”, che in sostanza chiedono la distruzione di Israele. Israele c’è e deve rimanere. Nello stesso modo, i palestinesi hanno bisogno di uno stato e devono ottenerlo;
-       che non ha nessuna giustificazione la pretesa di alcune componenti della società israeliana a di cacciare via la popolazione palestinese e prendersi tutto il territorio attualmente di Gaza e di Cisgiordania;
-       che sia insopportabile e scandaloso per qualunque coscienza umana contemporanea scivolare verso un rinnovato antisemitismo. Con la Shoah gli ebrei hanno subito il “male assoluto”, peraltro al culmine di duemila anni di persecuzioni. Ora basta e per sempre basta. Chiunque avverta e/o manifesti sentimenti antisemiti non è degno di considerarsi umanizzato nel modo in cui l’etica e la storia contemporanee dettano;
-       infine che il cinismo di tutte e due le parti nei confronti dei bambini è disgustoso e rivoltante.

A corollario ricordo che Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef, in un rapporto all’Onu calcola che ogni giorno a Gaza muoiono o vengono feriti centinaia di bambini. Ogni giorno. E ricordo poi che il 7 ottobre sono stati uccisi da Hamas decine di bambini. Non è il caso di mettere su piatti di una bilancia la differenza tra numeri. I bambini morti non sono i gol di una partita di calcio. Un solo bambino morto in un attacco terroristico o in un’invasione di un esercito è abominio. Ancora Catherine Russel dice, a proposito di quelli sopravvissuti: “Gli studi hanno dimostrato che la violenza e gli sconvolgimenti possono indurre nei bambini uno stress tossico che interferisce con lo sviluppo fisico e cognitivo e causa problemi di salute mentale sia a breve che a lungo termine”. Infine, sempre Russel conclude: “A nome di tutti i bambini coinvolti in questo incubo, chiediamo al mondo di fare meglio. Che si tratti di giovani che partecipano a un festival musicale o di bambini che vivono la loro vita quotidiana a Gaza, tutti meritano la pace. I bambini non iniziano i conflitti e non hanno il potere di fermarli. Hanno bisogno che tutti noi mettiamo la loro sicurezza in primo piano e che immaginiamo un futuro in cui i bambini siano in salute, vivano in sicurezza e istruiti. Nessun bambino merita di meno”.

Ecco, questo è quanto penso e mi piacerebbe leggere qui le tesi di chi tra i miei lettori non è d’accordo.
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