L'ARCHIVIO.37 - 28.10.2024
Questo numero 37 dell'ARCHIVIO contiene qualche frammento del funerale di Carnevale che si è tenuto in un cortile e poi in piazza a San Marzano sul Sarno (SA) il 26 febbraio del 2023, su impulso di Biagino De Prisco.
Di lui ho già presentato l'autobiografia (numero 5 di VITE NARRATE del 14.10.2024). Ci torno per sottolineare il ruolo di organizzatore culturale che ricopre nel suo paese e nei territori vicini. Biagino è decisivo per la rivitalizzazione delle tradizioni dell’area (i “beni immateriali” dell’Unesco). Ed è un punto di riferimento oltre che organizzatore di serate di festa basate su canti e balli, di pellegrinaggi, di rituali religiosi popolari e di altro ancora.

Come si capisce seguendo il video, Biagino da una parte rispecchia, dall’altra ricrea il canone tradizionale del rituale. In altre parole, richiama le forme della tradizione del funerale carnevalesco a lui pervenute dagli “anziani”, ma al tempo stesso dà un suo preciso orientamento allo svolgimento dell’evento, di cui è leader incontrastato. E lo si vede anche nel fatto che chiama e fa affluire partecipanti non solo del suo paese ma dall’intero territorio dell’Agro Nocerino-sarnese e del napoletano, che gli riconoscono la sua leadership.

Ciò che ne viene fuori è insieme rituale e spettacolo, memoria e azione di festa (da notare il numero di telecamere e smartphone in azione, che accennano a un impulso alla conservazione della memoria, in verità non so quanto resistente).

Tra i vari meriti di questa ricostruzione organizzata da Biagino De Prisco, inserisco anche la capacità di evocare e mettere sotto gli occhi di spettatori contemporanei un rituale antico in cui della morte si rideva. Letteralmente si rideva. Evidentemente questa irrisione carnevalesca, basata sull’imitazione scherzosa di un vero funerale, rifletteva una idea della morte e un atteggiamento nei suoi confronti molto lontani dagli attuali sentimenti e comportamenti. Questo evento quindi tra le altre cose è stato un’occasione per riflettere comunitariamente: non semplicemente una ripetizione passiva e inerte della “tradizione”, ma uno strumento vivo di riappropriazione della propria storia.
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