
Questo è un buon esempio di come la storia di una persona comune non è per niente comune. Nessuna storia di vita è omologabile alle altre, non esiste una “vita comune”, questa espressine nasconde la verità: ogni storia è unica, in quanto ogni vita è unica.
Camilla Roberto racconta le sue tragedie con dignità, il filo della sua narrazione è come un’insegna di dolore che ha deciso di trasformare in valore da condividere per le madri, le tante madri-coraggio, che si trovano ad affrontare abissi di smarrimento, di perdita e persino di morte per i propri figli caduti in una qualche dipendenza, di cui la droga è il caso più emblematico.
Non ero io ad ascoltare e videoregistrare il racconto di Camilla Roberto, era Menita Manzi, che ha raccolto il mio invito a collaborare a questa rubrica - la prima spero di una lunga fila - ed è dunque diventata un'"ascoltatrice" (molto più facile parlare che ascoltare). Con manzi era suo figlio, che ha egregiamente videofilmato.

"Ho incontrato Camilla, come spesso accade perché ci conosciamo, e l’ho invitata a casa a prendere un caffè. Le ho chiesto se le faceva piacere di raccontarsi in un video a casa mia. Ha accettato con entusiasmo. Raccontarsi per lei è un impegno civile, poiché condividere la sua drammatica e dolorosa esperienza di mamma è un modo per metterla al servizio degli altri”."