Antropologo a domicilio n°39 (25.6.2018)

1 - Qualcuno pensa che si possa tornare indietro nell’uso di Internet e dei social? che qualche governo mondiale possa decidere di interrompere i collegamenti digitali che avvolgono il mondo? 2O che si possa bloccare il trend di aumento dei viaggi di turismo o di affari da una parte all’altra del pianeta? che si possano chiudere gli aeroporti ed eliminare l’alta velocità ferroviaria, tornare alle diligenze? 3Qualcuno pensa che si possa arrestare il flusso continuo di immagini che invade apparecchi tv, computer, smarthpone? Solo un matto potrebbe pensarlo. 4E allora come si può pensare chedi conseguenza o anche indipendentementei flussi di popolazione da una parte all’altra del globo possano diminuire o arrestarsi del tutto?
Se una foto, un video, una pubblicità, un social mi fanno vedere un posto fantastico dove fare una vacanza o mangiare del buon cibo o seguire un concerto o trasferirmi addirittura a vivere, cosa progetto o magari sogno? di andarci, no? e se per caso non avessi cibo e alloggio quotidiani assicurati, se ne fossi privo, e mi facessero vedere un posto al mondo dove cibo e alloggio li troverei, e anche altro per far volare i miei sogni, cosa pensate che progetterei? E se pure non fossi privo dei beni fondamentali, ma avessi un desiderio di altrove e di alterità, volessi andare via dalla mia terra? Magari per poco o per sempre? Proibito nel mondo delle interconnessioni globali? e che fareste, mi sparereste per impedirmelo?
Questo è. Che ci piaccia o no. Il mondo né si ferma né torna indietro. E allora la questione rilevante per noi persone normali (e i politici sembrano non esserlo) è come governare e non subire questa gigantesca trasformazione.
Governare significa non subire passivamente. Significa affrontare i problemi secondo ordini di priorità. Equivale a trovare soluzioni, non lasciare che i problemi si facciano cancrena. Governare è ciò che ci si aspetterebbe faccia la politica. Guardando in grande alle grandi trasformazioni. Perché non si può evitare il terremoto chiudendosi in casa. E’ governare lasciare che le cose avvengano senza dare loro un orientamento, una disciplina, una prospettiva? Si può, certo, ma prima o poi ci si ritrova con un paese spaventato, spaccato, imbestialito. Come il nostro. Ma allora governare è sbarrare le frontiere e chiudercisi dentro? Si può, certo. Ma il terremoto andrà avanti.
Chiudere è il contrario che dialogare. Cioè è farsi nemici. Nel tempo medio e lungo è farsi nemici. E a chi piace pensare di abitare in perpetuoo dare in consegna ai propri figliun mondo di ostilità reciproche in cui bisogna armarsi e riarmarsi e poi ancora riarmarsi per fronteggiare i pericoli che derivano dalle inimicizie coltivate? A chi piace? Ai mercanti d’armi ovviamente, e a tutti coloro che si avvantaggiano di un mondo fatto di ostilità crescenti. Alle mafie poi, che ingrassano sui traffici criminali del contrabbando di merci e di esseri umani tra le frontiere chiuse. Non alle persone normali che hanno famiglia o progettano di farla. Non a noi insomma. Noi persone normali.
Soffiare sul fuoco delle paure è una tattica attualmente vincente, che però non ha una prospettiva di lungo periodo. Se la paura diventa un sentimento irrazionale collettivo, non sarà sempre facile orientarla verso bersagli prescelti. E’ onnivora la paura, quando prende campo non si può sempre prevedere chi ne sarà oggetto.
Dietro le paure, si fa pressante il richiamo alle “identità”. Alle “autenticità”. Alle “vere” religioni. Chiacchiere che servono a mantenere il mondo sull’orlo del baratro. Tutte le “identità”ma proprio tuttesono il frutto di scambi con le alterità”. Cioè sono meticce. Proprio tutte. Gli storici e gli antropologi stanno lì a dimostrarlo con i loro studi. Le autenticità” sono fake-news. E le pretese di “vere” religioni poi si autoannullano reciprocamente (ma insomma, è ancora tollerabile l’idea di un Dio che crea tutti, ma poi chissà perché privilegia solo alcuni? A chi piacerebbe avere un padre che dichiara di preferire questo o quest’altro fratello? E quando ce n’è uno di questo tipo, cosa se ne dice, che si comporta bene?).
Questo è. Piaccia o no. E questo ragionare non è antropologia, è buon senso. L’alternativa alla pace, al dialogo, all’accordo, persino al compromesso, è l’autodistruzione collettiva. Prima o poi lo capiranno tutti. O moriremo tutti.
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