A molti di noi le cose del mondo appaiono così “storte” in questo periodo, che c’è il rischio di un progressivo scivolamento in quella forma di pessimismo che spinge a interrogarsi sul senso stesso del “fare”, dell’agire”, se niente cambia o forse in peggio. E allora ecco una bella pagina di Rosa Luxenburg in una lettera all'amica Luise Kautsky del 26 gennaio 1917, cioè mentre l’Europa si autodistruggeva nella Prima guerra mondiale. Me l’ha mandata un mio caro amico svizzero, Silvio Ballinari. Grazie Silvio!

“ (...) Probabilmente ora hai perso la voglia di musica, come di tutto, per un bel po', la tua testa è piena di preoccupazioni per la storia mondiale che va male e il tuo cuore pieno di sospiri (…) E anche tutti quelli che mi scrivono gemono e sospirano. Non trovo nulla di più ridicolo di questo. Non ti rendi conto che la miseria generale è troppo grande per lamentarsi?
Posso lamentarmi quando Mimi si ammala o quando ti manca qualcosa. Ma quando il mondo intero crolla, cerco solo di capire cosa è successo e perché, e una volta fatto il mio dovere, rimango calma e di buon umore. Ultra posse nemo obligatur (nessuno è obbligato oltre le possibilità). E poi ho ancora tutto ciò che mi ha deliziato: la musica e la pittura e le nuvole e la botanica in primavera e i buoni libri e Mimi e te e molte altre cose - in breve, sono schifosamente ricca e intendo rimanerlo fino alla fine. Questo completo assorbimento nella miseria del giorno è per me del tutto incomprensibile e insopportabile.
Guarda, per esempio, come Goethe si poneva al di sopra delle cose con fresca tranquillità. Pensa a ciò che dovette vivere: la grande Rivoluzione francese, che, vista da vicino, sembrava certamente una farsa sanguinosa e del tutto inutile, e poi dal 1793 al 1815 una catena ininterrotta di guerre, quando il mondo sembrava di nuovo un manicomio scatenato. E con quale calma, con quale equilibrio mentale, portava avanti contemporaneamente i suoi studi sulla metamorfosi delle piante, sulla teoria dei colori, su mille cose.
Non ti chiedo di scrivere poesie come Goethe, ma la sua visione della vita - l'universalismo degli interessi, l'armonia interiore - è qualcosa che tutti possono acquisire o cui almeno aspirare. E quando dici, per esempio, che Goethe non era un combattente politico, io intendo dire che un combattente deve cercare di stare al di sopra delle cose, altrimenti affonderà con il naso in ogni pantano”.

A questo passo, ne aggiungo un altro, tratto da una lettera a Emanuel e Mathilde Wurm del 18 luglio 1906:

“Il tempo in cui viviamo è meraviglioso, e definisco meraviglioso un tempo che pone una gran massa di problemi – di problemi giganteschi -, un tempo che stimola i pensieri, risveglia la critica”.

Lo dico a me per primo: sveglia!
Back to Top