
Molti usano i social come una specie di diario personale. Nulla di male.
A patto che non dimentichino che è un diario pubblico, non privato. Se io scrivo un diario privato, che non faccio leggere a nessuno, posso metterci dentro tutto, ma proprio tutto. A cominciare dalle mie contraddizioni. Perché le riconosco, le accetto e ci posso anche giocare sopra. Tanto rimane tutto tra me e me.
Ma se scrivo per essere letto, allora devo stare attento.
Voglio presentare un caso che mi è capitato sotto gli occhi.
Muore tragicamente una donna. Una sua amica scrive un triste e appassionato ricordo.
Il giorno dopo la stessa amica scrive del compiacimento per una pasta e patate che ha fatto e di cui ha goduto insieme ad alcuni suoi amici.
Due giorni dopo, commenta il funerale cui ha partecipato il giorno prima e torna a scrivere di tristezza e melanconia.
È assolutamente normale nella vita psichica di ciascuno di noi alternare emozioni tristi e allegre. Può persino essere un mezzo per non lasciarsi abbattere dalle disavventure che ci capitano e tirare avanti. Anche dietro al corteo di un funerale può scapparci una mezza battuta - o una intera – con un vecchio amico accanto a noi. È normale.
Ma non comunicheremmo mai ai quattro angoli del mondo questa alternanza di emozioni. Sarebbe di cattivissimo gusto. E aprirebbe un sospetto di ipocrisia sulla portata reale delle nostre emozioni di cordoglio.
Nelle relazioni pubbliche noi siamo tenuti a mantenere un contegno di coerenza, chiamiamola pure maschera, ma non in un senso negativo, al contrario: in questo modo segnaliamo a tutti che siamo quel tipo di persona affidabile che vogliamo essere. Cioè di cui ci si può fidare. Fa parte del nostro ruolo sociale. Un insegnante che entra in classe, un genitore che torna a casa dopo una giornata di lavoro non segnalano ai propri alunni o figli un intimo sentimento di noia, rabbia o rifiuto nei loro confronti: che ci può stare, è assolutamente normale in un’alternanza di impulsi e sentimenti. Anche se avvertono quel sentimento, poi lo sopprimono con altri sentimenti, positivi nei loro confronti. O almeno lo nascondono.
È ciò che ci aspettiamo sempre nei rapporti sociali con le persone che ci sono vicine. Altrimenti nessuna stabilità delle relazioni sociali sarebbe possibile.
E ne verrebbe meno - ciò che in realtà, ahimè, sta già venendo un po’ meno qua e la – il senso di responsabilità verso gli altri.