
Antropologo a domicilio n°84 (3.10.2022)
Il grande regista francese Jean Luc Godard, quasi centenario, si è suicidato qualche settimana fa. I suoi parenti hanno detto: “non era malato, era esausto”.
Esausto.
Forse lo siamo tutti. Esausti. E non solo individualmente, ma in questa presente tappa (finale?) del nostro movimento storico e culturale (civiltà?).
Ma esausti di cosa?
Di realtà. Troppa realtà.
"Via via, via, disse l’uccello: il genere umano non può reggere troppa realtà".
È un verso di "Four Quartets di T.S. Eliot. Non si può reggere troppa realtà.
Guerra, catastrofe ecologica, crisi economica. Solo per cominciare. Macigni di realtà che gravano sul nostro presente e sul nostro futuro.
E la realtà “aumentata” che ci permettono-suggeriscono- promettono i social e gli strumenti digitali non fa che accrescere la troppa realtà.
Né ci sono ideologie disponibili come quelle che in passato fornivano un orizzonte positivo del futuro: progresso, comunismo, patria, ormai fantasmi del passato. Sia pure presenti ancora, ma appunto: come fantasmi.
E la democrazia? È in minoranza nel mondo globale. E pure in crisi.
Siamo esausti.
Ma non per questo la soluzione proposta dal gesto di Godard è una vera soluzione. Individualmente, forse, lo è (lo è? Il suicidio è una soluzione?), ma io dubito che questo imbocco di strada ci porti a una soluzione socialmente valida. Una umanità suicida non è nel numero delle cose che vedo. Cioè consapevolmente suicida (anche se inconsapevolmente lo può essere, forse lo è persino, ma non sarebbe una scelta, come per Godard).
E neppure il narcisismo di massa è una soluzione. Cioè quel narcisismo patetico e ridicolo che trasuda dai social. Chi ne è affetto cade vittima dell’idea che ciò che succede a lui/lei interessi al mondo intero. Come se lui/lei fosse al centro della scena: una scena affollata da milioni di altre persone come lui/lei. Il narcisista dei social è come se dicesse agli altri: “badate, la realtà non è veramente reale. Guerra, disastro economico, crisi economica non sono veramente reali. Guardate me: la realtà sono IO”. Patetico e ridicolo.
Esausti equivale a vuoti. Di che? Di senso. Se tutto è così accanitamente negativo e se ogni negativo si intreccia con gli altri (un solo esempio: la guerra aggrava la crisi energetica, per risolvere la quale si fa ricorso a fonti di energia – carbone per esempio – che aggravano la catastrofe ecologica, che in tempi medi porterà a nuove guerre), che senso ha tutto? Se ogni cosa è sotto l’insegna del negativo, perché insistere a trovare un senso positivo nelle cose?
La realtà, il mondo, la vita stessa appaiono prive di ogni importanza, ogni senso.
Di nuovo Godard, dunque.
Che fa scuola, temo. In quale altro modo leggere il fatto che quasi il 40% della popolazione italiana ha ritenuto inutile andare a votare alle recenti elezioni politiche? 40% esausto della politica. E che ha considerato le elezioni prive di senso.
Il che equivale a un suicidio collettivo (inconsapevole). Poiché rifiutare di esprimere il voto in quanto la politica e i politici hanno deluso non è un gesto lungimirante (letteralmente: che guardi lontano. È – appunto - come un suicidio). Non permette di liberarsi dei politici. Al contrario aggrava la malattia della politica. Che, ricordiamolo, è il “luogo” in cui si prendono le decisioni che riguardano tutti. Soprattutto coloro che non vanno a votare. I quali fanno la figura degli struzzi: nascondono la testa nella sabbia immaginando di rendersi invisibili al predatore.
In verità, la politica e i politici sono i principali indiziati del senso esausto. Ed è a loro, proprio a loro, ai politici che spetterebbe il compito di restituire dignità e senso alla politica.
D'accordo, difficile crederlo.
Però il punto critico intorno al quale bisogna riflettere è che ciò che della politica è esausto non è il senso antico, aristotelico della condizione umana come condizione politica, bensì il suo sviluppo tecnocratico e economicistico, che è diventato dominante. Se la politica dei cittadini continuerà ad essere schiava della politica dei mercati, la politica in generale continuerà ad essere priva di senso per i cittadini.
Ci riflettano anche i politici. È su questo nodo che ogni nuovo orizzonte di proposta politica dovrà muoversi, se vuole non solo vincere, ma vivere. Altrimenti i cittadini continueranno ad allontanarsi da essa. Suicidando la democrazia, per una sorta di processo inevitabile.
