Antropologo a domicilio n°79 (23.2.2022)

Non ci siamo mai liberati definitivamente dalla guerra. Il fatto di vivere in Europa ci ha illusi che avessimo superato questa tragica costante del cammino dell’umanità almeno a casa nostra.
Ma eravamo distratti. Non capivamo che Jugoslavia, Irak, Libia, Siria, Afghanistan e una lunga serie di guerre “minori” dicevano che la guerra non aveva mai cessato di dominare la vita dell’umanità.
E ora, quasi improvvisamente, siamo svegliati dal lungo sonno.
La guerra non è mai finita poiché il fiume di denaro che essa attiva non si è mai prosciugato, anzi è diventato un mare, un oceano. Esso è diventato la ragione stessa delle guerre. Quelle che abbiamo studiato a scuola scoppiavano tra Popoli, Stati, Nazioni, Religioni. E il denaro si muoveva per seguire quelle logiche. Ma oggi le cose si sono rovesciate: la guerra contemporanea non è madre, ma figlia dei movimenti di denaro che anche solo la sua semplice minaccia suscita e sviluppa. Popoli, Stati, Nazioni, Religioni sono poi chiamati a giustificarla, nascondendo il fiume di denaro che è la madre di tutte le guerre.
E i politici, che sono marionette dell’immane flusso di denaro che caratterizza la nostra epoca, più che governare nella direzione della pace, “servono” nella direzione dell’accrescimento di quello.
Tacendo sui nodi segreti, ingannano le opinioni pubbliche cui parlano.
Biden afferma di voler bloccare il “cattivo” Putin. Ma omette di dichiarare gli enormi interessi economico-militari che stanno dietro la presunta bandiera di libertà della NATO.
Quanti di noi ricordano che Putin aveva chiesto di entrare nella NATO nei primi anni del secolo e che gli USA si guardarono bene dall’accettarlo?
Ma Putin non è una vittima. Afferma di voler perseguire un ideale di integrità del popolo russo contro i “cattivi” occidentali che lo vogliono spezzettato. Ma tace sui suoi sogni di dominio imperiale su popolazioni non russe. E sa che per perseguire questo suo progetto ha tra le sue armi lo strangolamento delle risorse energetiche dell’Europa. Italia in testa a tutti.
Biden e Putin stanno giocando entrambi con lo spauracchio della guerra come se fossero abili manovratori e non miopi conducenti di un treno il cui carburante inesauribile è fatto di denaro, e che corre senza fari nel buio verso la catastrofe.
Scrive il politologo Fabio Armao su Micromega:
“da decenni la guerra ha dimostrato di saper generare un’intera filiera economica globale ad alta redditività dotata di una propria autonomia, capace di coinvolgere tutte le sfere del capitalismo: da quella industriale della produzione degli armamenti, a quella commerciale del traffico e della vendita (lecita e illecita) delle armi stesse, fino alla sfera finanziaria delle quotazioni in borsa di società che, grazie al gioco delle fusioni e delle compartecipazioni azionarie, possono arrivare a concentrare risorse e competenze belliche superiori a quelle di molti stati, dovendo rendere conto del modo di impiegarle soltanto ai propri azionisti e non alle opinioni pubbliche di riferimento. E poi c’è il variegato universo del “capitale umano”, fatto di rappresentanti delle libere professioni coinvolti (imprenditori, avvocati, commercialisti, intermediari e trafficanti); come pure di manodopera, ivi compresi soldati della più varia natura: membri delle forze armate e di polizia, mercenari, guerriglieri, terroristi e appartenenti alle ormai infinite organizzazioni criminali.
E poi aggiunge per chiarire meglio la posta in gioco:
“le “prove di guerra” delle ultime settimane avranno comunque prodotto una considerevole movimentazione di armi, anche sotto forma di “donazioni” all’Ucraina, e di uomini, cui si aggiungono le altre cospicue risorse impiegate per le mastodontiche manovre militari messe in atto in particolare da Russia e Bielorussia”.
Questo, comunque vada a finire.
Ho l’impressione che il misterioso animale della storiella indiana dei ciechi che cercano di identificare l’elefante che non vedono - che evocavo nella precedente newsletter - alla fine mostri sempre più chiaramente la sua identità: l’elefante per intero è la Guerra. E noi ci siamo così vicini da sentirne il barrito infernale.
Può darsi – e me lo auguro – che questa nuova guerra non scoppierà, ma solo per spostarsi da qualche altra parte dove il flusso di denaro deciderà che scoppi.
No, non ci siamo mai liberati dalla guerra. E dalle tragedie, dalle ingiustizie, dalle distanze accresciute tra ricchezze e povertà, dall’enorme e crescente esercito di profughi e sbandati.
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