Nel numero precedente della Newsletter zi’ Lucia aveva raccontato la sua vita. Link Qui, come appendice alla sua autobiografia, canta il suo repertorio tradizionale di canti di San Marzano sul Sarno (SA), insieme a Biagino De Prisco

Molta parte del repertorio di zi’ Lucia, per sua stessa ammissione, proviene dal marito, che era di Caivano. Ecco una prova di come la cosiddetta “tradizione” non è mai stata immobile su se stessa e che gli incroci, gli intrecci, le “contaminazioni” erano il pane quotidiano di cantatori e ballerini, i quali si muovevano da un posto all’altro e imparavano e al tempo stesso insegnavano ad altre le forme della “tradizione”. E che dunque questa è sempre stata “meticcia”.
Lo stesso Biagino De Prisco riconosce che il suo modo di suonare il tamburo lo ha – appunto - appreso dal marito caivanese di zi’ Lucia.
Dunque non c’è una tradizione di san Marzano, che per esempio sia un blocco monolitico opposto a quella di Pagani o che ne so di Somma Vesuviana o, appunto, Caivano. Ci sono differenze, come negarle? Ma nessuna tradizione è come un vocabolario, cioè un volume di parole (forme) chiuso su se stesso. È piuttosto una rete che scavalca confini geografici e culturali e si trasforma continuamente.
Il repertorio di zi’ Lucia ne è una chiara testimonianza.
In questo video l’anziana contadina racconta, aiutata da Biagino e dalle due figlie presenti, i momenti dei canti e le circostanze personali in cui lei stessa è stata esecutrice. Insomma un proseguimento della sua autobiografia del mese scorso.
Ho mantenuto poi nel video una parte – quella finale – in cui zi’ Lucia e Biagino hanno smesso di cantare, ma c’è una bella conversazione cui partecipano anche due delle quattro figlie di zi’ Lucia sull’utilità di questo video e sulla conservazione in genere della memoria.
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