
Se vogliamo avere un’idea-lampo su come sia cambiata l’atmosfera piscologica collettiva del nostro mondo dall’inizio del secolo a oggi, guardiamo le facce dei principali leader politici. Per esempio mettiamo a confronto il grugno (certe volte ghigno) di Trump con il sorriso a suo tempo di Clinton. O in Italia il grugno di Salvini con il sorriso di Berlusconi.
Cosa c’entra questo con la politica “seria”? Voglio forse ridurla a una questione di facce? Non ridurla, ma ampliarla includendo anche la faccia, l’atteggiamento, la postura, in una parola il corpo.
Il “corpo del sovrano” è stato un tema classico di filosofi, antropologi, storici che hanno riconosciuto come il potere, quanto più era forte, staccato dalla gente comune, imperscrutabile, tanto più girava intorno al corpo del sovrano che addirittura veniva sacralizzato. E che veniva rappresentato in forma solenne, circondata di insegne, cimeli, sfolgorii vari e persino oggetti sacri.
Non c’è spazio qui per approfondire la questione. Basti solo ricordare che gli studiosi ci dicono che il corpo di chi comanda è un elemento del suo potere, non una roba secondaria e casuale.
E torniamo al grugno di Trump. Negli ultimi anni del secolo precedente, ci avvicinammo al XXI secolo con la paura – che poi si rivelò infondata – del Millennium bug, un buco informatico che avrebbe fatto crollare tutti i software più importanti del mondo e con essi l'intero sistema mondiale. Era solo l’avanguardia delle grandi paure che poi arrivarono una dopo l’altra all’alba del nuovo secolo: l’attentato terroristico alle Twin Towers di New York (e al Campidoglio), le guerre che ne seguirono, Irak, Afghanistan, la liquidazione di dittatori che però sconvolse gli equilibri in Medio Oriente, poi la grande crisi del debito del 2008, infine poco tempo fa il Covid. Più altre cose e cosette che non elenco (tra cui l'aggravamento del degrado ecologico).
Queste crisi hanno prodotto l’aumento esponenziale di un’incertezza generalizzata che è andata crescendo come in un contagio. E che sottilmente si è espressa anche nel gradimento del grugno dei leader politici. Cioè dei politici che si sono presentati con la faccia aggressiva del combattente contro i "nemici".
Tony Blair, primo ministro britannico tra il 1997 e il 2007 scelse come punto di forza del suo volto pubblico il sorriso. Tanto accattivante e coinvolgente da essere considerato a quei tempi un punto di forza delle sue campagne elettorali. Il suo volto sorridente dovunque, persino le sue caricature anche malevoli sui tabloid o il fumetto ispirato al suo sorriso ampliarono il suo successo. In misura leggermente minore Clinton, dall’altra parte dell’Atlantico, e Silvio Berlusconi da questa parte, fecero del sorriso un’arma di successo elettorale.
Oggi c’è Trump. Nel cui successo elettorale c’è anche la sua faccia. Nel 2016 – ricordate? – ai tempi della sua prima vittoria elettorale si ironizzava non solo sul suo ciuffo, ma anche sulla faccia corrucciata. Oggi nessuno lo fa più. Basterebbe questo a far capire come siano cambiati i tempi.
Un politico con la faccia dura è lo specchio in cui molti si riflettono e identificano in imitazioni di vissuti di rabbia e di difesa aggressiva, ma è anche una spia delle crescenti paure collettive.
Quando le persone litigano, presentano reciprocamente un grugno: anche se le loro sembrano facce di minaccia aggressiva, sono soprattutto una spia della paura. O comunque tutt’e due le cose, magari mescolate alla rabbia. E tutte insieme – minaccia, rabbia, paura - si alimentano reciprocamente. Non credo sia necessario spiegare perché queste emozioni non siano strumenti razionali di risoluzione dei problemi.
La domanda è: dietro la faccia aggressiva dei leder vi sono poi politiche lungimiranti che siano capaci di affrontare le grandi problematiche che sono sul tappeto del mondo? Ho qualche dubbio.