
Antropologo a domicilio n°96 (18.3.2024)
Amo l’Europa, mi sento orgogliosamente europeo perché l’Europa ha contribuito come protagonista all’avanzamento dei diritti umani nel mondo. Le grandi rivoluzioni europee, le grandi idee che le avevano partorite, e che a loro volta ne furono avvalorate, hanno consentito di pervenire alla proclamazione dei diritti universali degli esseri umani.
È per questo che provo vergogna in quanto europeo per l’ipocrisia europea di questi tempi.
I capi del governo italiano, greco, cipriota, austriaco e belga, e insieme a loro la presidente della Commissione europea, si sono recati a casa del dittatore dell’Egitto Al-Sisi (Giulio Regeni dimenticato) per pagare con 7,5 miliardi il suo intervento per bloccare le migrazioni dall’Africa e Medio Oriente all’Europa. Soldi a un dittatore affinché faccia il lavoro sporco di soppressione dei diritti umani di migliaia di persone (con precedenti: Turchia, Libia, Tunisia).
In verità l’Europa ha due anime: una dei diritti universali, l’altra, più oscura, del colonialismo e dell’imperialismo. Nel corso del Novecento sembrava che la prima anima andasse prevalendo sulla seconda. Invece è il contrario.
Ma non basta: mentre la seconda anima prevale sulla prima, le parole dei politici europei presentano le decisioni liberticide come fossero espressione dei diritti universali: salvare vite umane, combattere la tratta degli esseri umani, combattere le mafie, eccetera, invece che dire: proteggiamo il nostro benessere, il nostro egoismo, la nostra ricchezza. Ipocrisia ai più alti vertici, insegnata e impartita ai popoli europei.
I diritti universali furono proclamati all’indomani delle immani stragi della Seconda guerra mondiale (in realtà di origine europea) sull’onda emotiva della ricostruzione. Ma oggi è difficile mantenerli vivi quando a essi si appellano milioni di esseri umani non europei: “se sono universali debbono valere anche per noi”, ci dicono. E allora l’Europa si chiude a riccio e fingendo di essere se stessa, tradisce se stessa: i diritti universali non sono universali in realtà, si stanno rivelando europei 0 comunque bianchi.
Le grandi trasformazioni epocali hanno lanciato una sfida all’Europa. Cui essa reagisce con debolezza e paura, cieca e sorda al mondo. I flussi crescenti di migrazioni dalle zone povere a quelle ricche del mondo non sono un evento degli ultimi mesi, non sono un’emergenza. Sono fenomeni strutturali che vengono da lontano e che in gran parte derivano, certo da guerre e da crisi climatiche, ma poi soprattutto da squilibri geopolitici tra le parti ricche e le parti povere del pianeta. L’Europa si avvantaggia degli accordi internazionali, è in grado di influenzarli in modo da acquisire ricchezza spesso con un conseguente impoverimento di altre aree del mondo, che poi sono quelle che producono migranti. Fermare i flussi migratori implicherebbe modificare il sistema geopolitico del mondo, verso una riequilibrio della ricchezza tra paesi ricchi e paesi poveri: altroché pagare i dittatori del Mediterraneo per tappare buchi alla diga che si sfalda. L’economia globale è un meccanismo dal quale nessuno è disposto a uscire per favorire i diritti umani, a danno della fetta di ricchezza globale posseduta. Neppure l’Europa, che a chiacchiere li difende, in realtà quando è il caso – come questo di Al-Sisi - ci passa sopra come tutti gli altri grandi attori della scena internazionale: America, Cina, Russia, India, altri minori.
Amo l’Europa, è per questo che non sopporto l’ipocrisia dei governi.