
Antropologo a domicilio n°91 (17.11.2023)
Il sacrificio di questi bambini, questi poveri bambini, le migliaia di bambini che stanno morendo giorno dopo giorno, e le centinaia di migliaia di bambini che pur sopravvivendo si stanno avviando a un tragico destino, non riesce a fermare gli aguzzini.
Ciò cui stiamo assistendo è una immane tragedia. Ma non solo. È purtroppo è la premessa di tragedie future. Non c’è altro che questo. Il sangue di oggi è la sorgente del sangue di domani. E la follia dei governanti, la loro totale cecità, è assecondare questa semina di odio per il raccolto del sangue futuro. Essi non distinguono le proprie ragioni dai propri innegabili torti, confondendo il giusto con l’ingiusto: la giusta difesa diventa ingiusta vendetta, la necessaria reazione si trasforma in crudeltà contro i deboli, i propri diritti diventano sopraffazioni. Israele ha le sue ragioni: ma esse non possono dargli il permesso di massacrare migliaia di innocenti. I palestinesi hanno le loro ragioni: ma esse non possono consentire ad Hamas (che non rappresenta tutti i palestinesi in verità) di massacrare oltre mille innocenti e di tenerne prigionieri centinaia.
A proposito di questi ultimi. Ai governanti non interessano. O forse interessano se moriranno: da una parte per giustificare la vendetta ulteriore, dall’altra per confermare l’inflessibilità antiebraica.
Non c’è dubbio che gli attuali governanti di quell’area manipolano e sono manipolati dai gruppi fondamentalisti, e assecondano la sete di sangue innocente. In nome di Dio, del Dio che proclamano, e in cui dicono di credere. Che secondo le loro menti criminali vorrebbe la distruzione del nemico. “Gott mit uns”, “Dio è con noi” era scritto sui cinturoni dei soldati nazisti. E non ha insegnato niente.
Quest’odio reciproco che cresce senza più misure non avrebbe altro sbocco che la distruzione di entrambi. Israele vincerà sul campo, ma non potrà sconfiggere l’odio che s’accumula giorno dopo giorno nei suoi confronti e che potrebbe finire solo distruggendo il popolo palestinese. Ma pure se per strani sentieri contorti della Storia prevalesse il campo avversario, non potrebbe vincere del tutto senza far sparire il popolo ebraico dalla faccia della terra.
Questi bambini, questi poveri bambini morti innocenti verranno dimenticati presto, molto presto.
Perché siamo asserviti a un sistema di informazione che ci fa penare e poi subito dimenticare.
I media – sia i media mainstream che i social - non sono buoni consiglieri della memoria. E ciò che più conta neppure della ragione. Accendono emozioni brutali e spengono la ragione che riflette. Si lanciano su ciò che suscita attenzione e nascondono tutto il resto. Chi segue i media per capire ciò che sta succedendo, ha già dimenticato i morti innocenti del 7 ottobre e tra poco dimenticherà questi di Gaza. Come ha dimenticato quelli di Bucha in Ucraina, e indietro nel tempo quelle di Sebrenica in Bosnia-Erzegovina e altri e altri ancora. Ha dimenticato i morti di Lampedusa e poi quelli di Cutro e i quasi trentamila morti del Mediterraneo in dieci anni. Ha dimenticato tutto. Poiché i media, quelli che fanno informazione quotidiana, hanno la deformazione costitutiva di fermare il tempo nell’evento del giorno. Ma nessun evento umano dura un solo giorno. L’odio di oggi nella terra di Palestina è stato seminato dall’odio di ieri e sta ora seminando l’odio di domani. E i media non riescono a comunicarci questa semplice verità. Allora siamo noi stessi che dovremmo dircela, ricordarcela, tenerla ben presente questa semplice verità, tutte le volte che assumiamo notizie come piccole droghe quotidiane della mente. E tenere a mente che se non si costruisce oggi la pace di domani, verranno altre tragedie. Ma chi degli attuali governanti si impegna oggi per il futuro?