
Un piccolo dibattito si è aperto dopo il mio precedente post del “lunedì dell’antropologo a domicilio”. Quattordici persone. Che ringrazio. E sono d’accordo con loro. Un solo intervento con un punto di vista diverso dal mio. Quello del signor Andrea Putaturo. Bene. Si alimenta un dibattito tra punti di vista diversi. Bene. Ringrazio anche lui. Anche per aver mantenuto toni più o meno bassi. Che è oggi la cosa più difficile. Soprattutto da parte di quelli che pensano di aver trovato la soluzione (semplice) ai problemi e si infastidiscono se uno fa richiami alla complessità.
A parte le contestazioni che il signor Putaturo mi fa (e che secondo me cadono se lui rilegge con più attenzione il mio post), la questione centrale che egli solleva riguarda gli immigrati irregolari e quella che a lui pare la soluzione al problema:
le leggi.
Ma queste purtroppo non bastano a risolvere un problema che è globale, non nazionale. E spesso servono solo a mantenere il consenso di elettori spaventati.
Tralascio del tutto la prospettiva dei diritti umani. Tralascio i ben gravi problemi di squilibri economici ed ecologici globali. Vengo al punto dell’affermazione del signor Putaturo: l’immigrazione illegale serve alla criminalità organizzata.
In parte è vero.
Ma solo in parte. L’immigrazione illegale alimenta soprattutto l’economia sommersa.
Quante aziende agricole sopravviverebbero senza immigrazione illegale? Secondo L’Eurispes, il 25% dei lavoratori agricoli in Europa è irregolare, in Italia il 30%, in Bulgaria il 50%, in Portogallo il 60%, eccetera.
E non solo agricoltura. Secondo l’ISTAT (cito il report del 18 ottobre 2024), nel 2022 per esempio, “l’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni 986mila, stabile rispetto al 2021”.
Non tutto il sommerso è composto da immigrati irregolari, ma quasi tutti gli immigrati irregolari lavorano nel sommerso.
E allora chiedo al signor Putaturo: non le viene il sospetto che al di là della propaganda politica, costoro tornano utili al sistema economico nazionale? Anche perché sono sotto ricatto, e dunque si rassegnano a bassissimi salari, mantenendo così in vita aziende e attività che chiuderebbero senza di loro, creando ancora più povertà di quanta ve ne sia già? E non sospetta che quelli che finiscono nelle mani della criminalità organizzata si siano trovati senza altre alternative di sopravvivenza?
Mi creda, signor Putaturo, non è questione di “buonismo da salotto” (a proposito, ma cosa esattamente significa? Ne sento spesso parlare, pure lei ne parla, ma non ho capito cos’è), ma di provare a pensare con la propria testa (magari studiando un po’) e a non bersi le varie propagande.
La questione degli immigrati irregolari è ben grave, sono d’accordo con lei. Essi si trovano ai gradini più bassi della piramide sociale e dunque finiscono per rendere più difficile la vita non di chi vive nei salotti delle città, ma di chi stenta nelle periferie.
Però se pensiamo che essa possa essere risolta semplicemente applicando “le leggi”, siamo lontanissimi da una possibile soluzione.
E facciamo un gran servizio ai politici che pensano che il popolo si beve ogni cosa gli venga propinata.
(Lo specchietto riportato sopra non è mio, ma del Dipartimento di Scienze sociali dell’Università degli studi di Milano)