
Antropologo a domicilio n°77 (24.12.2021)
Quest’anno Gesù bambino non arriva, non riesce ad arrivare perché lo fermano al confine dei Paesi Cristiani. Il Natale viene comunque celebrato, nessun dubbio. Anche se lui non c’è, non arriva, è bloccato ai confini. Ci sono come tutti gli anni luci, lampade, luminarie, alberi, palle, stelle, filamenti, splendori, colori. E negozi addobbati, strade lustrate dalle suole dei passanti che vanno da un negozio all’altro, e misurano i portafogli e valutano gli acquisti. Per riempire di doni le basi degli alberi di Babbo Natale, i doveri sociali, gli affetti rituali. Perché il Natale dei Consumi è assicurato, anche quest’anno. Chi di più, chi di meno, nessuno ne rimarrà fuori.
E nessuno quasi si accorgerà che Gesù bambino quest’anno non ci sarà. Perché lo hanno bloccato ai confini con i Paesi Cristiani, mentre la sua famiglia bussava alla porta. Insieme a lui hanno bloccato altri bambini. Erode ha dato ordini tassativi, bloccateli tutti. Ad uno hanno portato via i genitori che si trovavano nella ressa e nessuno si è ricordato di lui, che è rimasto al freddo nel bosco al confine con i Paesi Cristiani, ed è morto assiderato. Altri due erano riusciti ad arrivare e stavano in una baracca di fortuna, ma è scoppiato un incendio e sono morti tutti e due. Bruciati vivi. Altri, ai confini di un altro grande Paese Cristiano al di là dell’oceano, li hanno separati dai loro genitori e li tengono in un reclusorio destinato solo ai minori. Sono centinaia. Forse tra loro c'è anche Gesù bambino, che starà dietro un filo spinato.

Quest’anno a Giuseppe è rimasta in gola la speranza dei versi della poesia di Gozzano:
“Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.”
Quest’anno (ma perché l’anno passato no? e il prossimo?) quest’anno non va avanti la poesia di Gozzano, non si conclude con una stalla finalmente trovata, almeno una stalla. Si ferma prima, a quando l’Oste di Cesarea risponde a Giuseppe che chiede asilo:
“Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.”
I Paesi Cristiani non amano la miscela umana di tutto il mondo. Cristiani e non Cristiani? Giammai! Amano essere soli, i Paesi Cristiani. Cristiani, chiusi e sovrani.
Ma il Natale continuano a festeggiarlo. È importante per l’economia, per il PIL. E quest’anno poi è pure importante per sentirsi meglio in questi tempi duri di pandemia (e lo dico chiaramente: è importante anche per me).

I Paesi Cristiani ci tengono a essere Cristiani. Perché è importante la tessera identitaria di Cristiano, cioè Civile non Barbaro, Avanzato non Arretrato, Moderno non Arcaico. Avere le tessere identitarie di Cristiani è ciò che conta per molti abitanti dei Paesi Cristiani (ah, sì, anche Democratici, Liberi, Emancipati). I Paesi Cristiani hanno “radici Cristiane”, non si scherza! (Ah, sì, anche Democratiche, Libere, Emancipate). Che Gesù bambino non arrivi, o che muoia subito dopo essere nato, o che sia trattenuto in una prigione per bambini, sono minuscoli dettagli, cui dedicare una lacrima, qualche giorno di notizie di Tv e giornali, qualche nicchia di social in cui scambiarsi pareri, compresi gli inevitabili “buttiamoli a mare” e simili, e poi via. Luci, lampade e luminarie. Alberi, palle, stelle e filamenti. Splendori e colori. E negozi addobbati, strade lustrate dai passi dei passanti balzanti da un negozio all’altro, per riempire di doni gli alberi, i doveri sociali, gli affetti rituali. Quest’anno (quest’anno? ma perché l’anno passato no? e l’anno prossimo?) quest’anno la Festa ci sarà come sempre, ma non si chiamerà Natale, per il bambini morti, respinti, imprigionati il suo nome è Mortale.