ArchivioAntropologicoApolito n°19 - 12.5.2023

E' difficile sapere come si svolgesse nel dettaglio un pellegrinaggio a un santuario mariano cento, duecento anni fa. Cioè quali fossero le musiche, i musicisti, le voci, i protagonisti. E quali fossero le loro diversità, le gerarchie. Sappiamo che dopo Pasqua si apriva un ciclo di pellegrinaggi verso i santuari soprattutto della Madonna, posti fuori dell’abitato, in montagna o nelle valli, vicino ai corsi d’acqua. O, se pure in paesi, in santuari dedicati. Continua anche oggi. 
Ma quali musiche suonassero, quali canti, e chi e come, possiamo solo immaginarlo. E guardare ciò che è rimasto per farcene un’idea. 
Alla Madonna di Pollino, per esempio, ai confini tra Basilicata e Calabria, c’è la banda musicale, ci sono le zampogne, ci sono gli organetti, c’è un coro di voci, prevalentemente femminili. È il 1984. E si suonano marce militaresche (la banda), musiche e canti processionali, e poi si suonano e ballano tarantelle. Tutti insieme, senza che nessuno escluda l’altro. L’effetto appare cacofonico all’ascolto, ma nella processione concreta non c’è cacofonia, c’è compresenza. Vengono dalla Basilicata, vengono dalla Calabria, qualcuno anche dalla Puglia, dalla Campania. Poi ci sono i locali, quelli che salgono da San Severino Lucano e dai paesi immediatamente vicini. Ognuno porta la sua musica. Sul monte si incontrano e si scambiano canti, suonate, danze. No, non c’è cacofonia, ma una tollerante compresenza della diversità. Siamo così abituati alle manifestazioni di massa in cui c’è un punto centrale, un vertice, come un’autorità centrale, che tutti seguono - un concerto rock per esempio – ci siamo così abituati, da non riuscire a vedere che quel mondo di pellegrinaggio è organizzato in modo diverso Cioè è policentrico. Basato su più centri di azione (in questo caso, la banda, gli organetti, le zampogne, le voci), che riescono a tollerare la presenza degli altri. Una realtà policentrica in cui occorre reciprocamente accettarsi e includersi. Ed è una bella lezione. Di inclusione della diversità (è esagerato dire di democrazia?). In cima ai monti, non in paese (dove le regole erano le stesse cui noi siamo abituati: un’unica autorità centrale che tutti seguono. Si chiama potere centrale). 
Il frammento audio che apre il documento in Facebook è stato registrato nel 1984. Intorno alla statua della Madonna ogni tre quattro metri, e anche meno, una realtà musicale diversa. Tra le altre, le tarantelle. Tarantelle per la Madonna, non contro di lei, ma a lei offerte, per la sua devozione. Come le tammorriate, che ho presentato nel numero precedente dell’Archivio (questo numero dell’Archivio idealmente si congiunge al precedente). Tarantelle lungo il percorso per la cappella sul monte, salendo per raggiungerla, e poi anche al suo interno. E questo non solo alla Madonna del Pollino. Ferma la statua, i pellegrini ballano in un cerchio di tarantelle. Proibite? Tollerate? Addirittura stimolate dal prete locale? La risposta è diversa caso per caso e fase storica per fase storica. Non ce n’è una conclusiva e generale. Ma ciò che conta è che davanti la Madonna si balla. E non per un gusto di dissacrazione, ma al contrario come espressione somma di devozione. In Facebook, dopo il frammento audio, ho inserito un frammento video che questa volta non è tratto dal mio archivio, ma da un canale Youtube “Lo stivale che balla”. È una tarantella nella cappella davanti la statua della Madonna, è recente, risale al 2019. Così viene raccontata: “Sono circa le 2.30 della notte tra venerdì e sabato. I suonatori con zampogna e tamburi hanno già portato la loro offerta all'altare. Stanno per uscire e tornare alle tende in cui riposare, quando vengono fermati da una donna che era a fare la veglia. Chiede una suonata ancora. Per dedicare una tarantella alla Madonna della montagna. Nel ballo si uniscono poi anche i suonatori”. Il suonatore di zampogna lo conosco, lo conosco benissimo. È Pino Salomone, di Terranova del Pollino, leader di un gruppo di musica tradizionale, “I Totarella”, e figlio di Carmine Salomone, un prestigioso suonatore di surdulina, piccola zampogna calabrese (vedi “Carmine Salomone e la surdulina in Val Sarmento”, a cura di Nicola Scaldaferri, Udine 2003). In Facebook l’intero documento dura 3 minuti. In Youtube invece dura circa 20 minuti. Dopo il trailer di Facebook c’è l’intero documento audio registrato nel 1984 alla Madonna del Pollino.
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