Lucio Albano, detto zi’ Gennaro, leader carismatico della paranza d'Ognundo di Somma Vesuviana, che più che solo gruppo musicale era un gruppo devozionale, per la socialità intensa costituita intorno al culto e ai rituali della Madonna di Castello, raccontò questa fiaba in una scuola elementare di Somma Vesuviana nel 1981. Una fiaba ridotta, anche se dura 13 minuti. Ma le fiabe possono durare ore. Zi’ Gennaro la ridusse perché il suo era uno degli eventi di una manifestazione composita, con altri interventi, e il tempo a disposizione non era infinito. Per questo alcuni passaggi sono poco chiari e i personaggi a volte si sovrappongono. Ma una fiaba raccontata non è una fiaba scritta. Chi la racconta la trasforma, la manipola, la adatta ai suoi ascoltatori: siamo in una scuola, in un enorme salone, con centinaia di bambini sorvegliati a vista dalle maestre. Ho ascoltato in altra occasione da zi’ Gennaro la stessa fiaba, con altro tipo di pubblico, non istituzionalizzato, con altri diversi adattamenti.
Le fiabe pressocché sono scomparse e con esse sono scomparsi alcuni tratti delle società tradizionali che proprio non erano da buttare via, come il bambino insieme all’acqua sporca. Per esempio la relazione tra diverse generazioni, oggi segregate ciascuna nel suo ghetto.
Back to Top