



La lettera.112
Leggere è un atto di resistenza
Quando cominciai a pubblicare la newsletter dell’antropologo a domicilio – sono passati ormai quasi dieci anni – i miei post erano piuttosto lunghi, in media una decina di minuti di lettura. Oggi, quelli che continuo a pubblicare, se superano i quattro minuti di lettura sono considerati lunghi. Il tempo medio è intorno ai due-tre minuti. Io non sono cambiato, i miei obiettivi sono invariati, il mio modo di scrivere è identico, cos’è cambiato nel frattempo?
Che la comunicazione pubblica è diventata quasi esclusivamente di slogan. Magari urlati e più efficaci proprio perché urlati. A cominciare dal discorso politico, che è ridotto a formulette e spesso svolta in invettive agli avversari tanto più efficaci quanto più violente (e vuote di senso).
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L'Archivio.41
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Quando lavorammo alla ricerca sulle rappresentazioni campane di Carnevale, che poi confluì nel libro di Rossi, De Simone, “Carnevale si chiamava Vincenzo”, edito a Roma da De Luca nel 1977, erano gli inizi degli anni Settanta. Il gruppo di ricerca, diretto da Annabella Rossi e Roberto De Simone, era composto prevalentemente da studenti e io ne ero il coordinatore. Quelle rappresentazioni carnevalesche che noi documentammo erano state da poco riprese, dopo un lungo periodo di abbandono negli anni sessanta, gli anni del boom economico e della rivoluzione culturale che l’accompagnò. Non c’erano – come oggi - sentimenti di identità locale da affermare in quei gruppi di persone che ripresero gli antichi Carnevali. Semmai di delusione verso le promesse non mantenute della società dei consumi. Ma soprattutto c’era l’intenzione di riportare in vita le tradizioni dei padri e passarle poi ai figli. E poi di divertirsi insieme. Trasmissione intergenerazionale e gioco. Non identità locale e turismo.
Tra gli eventi che seguimmo e documentammo ci fu la Mascherata di Piazza di Pandola, una frazione di Montoro (AV).
Qui ripropongo un mélange di immagini e audio del 1975. Oltre la musica della banda che faceva ballare “’o ‘ntreccio”, ci sono i monologhi di alcune maschere: 'o trascurato, il notaio, Pulcinella. Di questi ultimi due riporto nel video il testo trascritto a suo tempo da Enzo Bassano proprio per il libro sopra citato.

Raccontami la tua storia.10

Rosario Vervesca
Ecco ciò che mi ha scritto Menita Manzi, che ha ascoltato il racconto di Rosario Vervesca, mentre suo figlio Carmine Rosamilia lo videofilmava con perizia:
“Oggi ho avuto il piacere di incontrare Rosario Vervesca, il mio parrucchiere, un ragazzo dalla straordinaria umanità e dalla contagiosa solarità.
Durante una piacevole chiacchierata informale nel cuore del salone, Rosario ha condiviso con me il percorso che lo ha portato a diventare l'artista che è oggi. Ho scoperto che la sua abilità e la sua creatività non sono frutto del caso, ma il risultato di un lungo cammino fatto di esperienze, sfide e sogni che hanno avuto origine fin dall'infanzia. Le sue radici, profondamente intrecciate con i ricordi di un passato fatto di sacrifici e speranze, hanno forgiato un carattere determinato e resiliente.
Rosario mi ha raccontato di come ogni difficoltà incontrata lungo il percorso si sia trasformata in una lezione preziosa, un tassello fondamentale per costruire la sua identità professionale e personale. La sua storia è un chiaro esempio di come la passione, unita a una volontà incrollabile, possa trasformare anche i momenti più complessi in opportunità di crescita e di realizzazione.
